Leader nella cromatura dura a spessore, la ditta è fornitrice di importanti aziende europee
Leader nella cromatura, la Galvanotechnik di Gardone Val Trompia è fornitrice accreditata di importanti aziende europee dagli anni ‘80, quando entrò nel settore Automotive divenendo fornitore di una società leader mondiale nella produzione di freni.
DAGLI ANNI 80 AD OGGI
Grazie all’esperienza maturata con questa prestigiosa azienda italiana, Galvanotechnik decise, nel 2000, di investire nella ricerca e messa a punto di una nuova tecnologia completamente innovativa per depositare un layer di cromo duro su iniettori e pompe iniezione di motori benzina. Dopo aver sviluppato questa nuova ed innovativa tecnologia per la cromatura di iniettori, nel 2006, Galvanotechnik, ebbe i primi contatti con Siemens, produttrice di iniettori, poi acquisita da un importante gruppo tedesco. Da allora il know how è cresciuto, cosi come la produttività e performances elevate sono state raggiunte.
Grazie a questa tecnologia sviluppata internamente, Galvanotechnik è in grado di produrre milioni di pezzi con CP e CPK ovvero capacità e ripetibilità uniche per qualsiasi tipo di galvanica, possono rispettare e garantire valori superiori agli 1,67 richiesti dalle norme Aiag. Oltre all’aspetto prestazionale questo tipo di cromatura è a tutti gli effetti “green” o “ecofriendly”, in quanto la reazione del cromo avviene in strutture chiuse ermeticamente e l’esposizione dei lavoratori alle sostanze chimiche è quasi inesistente come confermato dalle regolari analisi degli inquinanti ambientali che riportano valori bassissimi impensabili in tutti gli impianti di cromatura tradizionale. Grazie all’impiego di quantità di cromo nettamente inferiore anche la conseguente produzione di rifiuti tossico-nocivi è altrettanto ridotta rispetto a tutti gli altri impianti galvanici. È proprio il raggiungimento del binomio qualità e rispetto dell’ambiente che ha permesso all’azienda di approcciarsi anche al mondo della Formula 1 e categorie minori.
VISITE UFFICIALI
Grazie al suo know how, l’azienda ad agosto dello scorso anno ha avuto il piacere e l’onore di ricevere in visita ufficiale i dirigenti e tecnici di una importante industria automobilistica nipponica, che hanno poi deciso di inserire Galvanotechnik come partner per lo sviluppo di un innovativo ed ambizioso progetto che stravolgerà il funzionamento dei motori benzina, avvicinandoli per concetto al funzionamento dei motori diesel. La seconda metà del 2018 vedrà quindi l’avviarsi delle prime produzioni. Dunque non solo freni in Valtrompia ma anche iniettori con una nuova tecnologia che è la sintesi della ricerca di questi ultimi decenni. Tra i clienti l’azienda vanta i più noti produttori di primo equipaggiamento ed after market Italiani, anche qui lo Staff di Galvanotechnik ha negli anni continuato ad investire, aggiornando non solo la meccanica, ma anche la chimica e la softwaristica dei suoi impianti, perseguendo sempre il fine ultimo delle BAT, ovvero “best available technology”.
SERVIZIO | Le diverse tecniche usate
Particolari piccolissimi risultati stupefacenti
Il trattamento termico comprende una varietà di tecniche e procedure specialistiche in grado di migliorare le proprietà degli acciai e prolungarne la vita. Grazie ad installazioni tecnologicamente avanzate, Galvanotechnik si è posizionata in qualità di leader nel panorama nazionale, riuscendo a garantire performance inavvicinabili, con massima precisione e minima deformazione, e risultati affidabili e riproducibili.
I trattamenti proposti
Carbocementazione: processo metallurgico utilizzato per aumentare la resistenza ad usura e a fatica (principalmente torsione e flessione) degli acciai. Nitrocarburazione: processo di diffusione termochimica in cui l’azoto e il carbonio si diffondono nella superficie della parte in acciaio, formando uno strato di composto in superficie, e uno strato di diffusione.
QPQ: trattamento termochimico per la protezione di pezzi di metallo ferroso dalla corrosione e dall’usura che associa una passivazione ottenuta per via termochimica a una dispersione organica negli stati superficiali.
Corriere della Sera del 30 gennaio 2018